Ma è tutta arte quel che luccica? Come ci vestiamo? A che ora partiamo?

Abbiamo organizzato la nostra visita dalla biennale da un po’: io, mia sorella, i nostri bambini e i nostri amici.
Andiamo domenica 27 ottobre, prima che faccia freddo.

Corriamo alla stazione, perché a Venezia in gita ci si va in treno.
Quest’anno la biennale deve essere fantastica, ci sono tantissime persone, veramente tante…e corrono, forse un po’ troppo…c’è la maratona!

Ma nulla ci può fermare, nemmeno la maratona, la cultura ci chiama.

Entriamo ai giardini, prima tappa: il panino perché solo così possiamo visitare i padiglioni con calma e ben concentrati.

Entriamo nel padiglione della Svizzera: stanza nera, una tenda che corre su e giù per la stanza e un filmato, un uomo con una parrucca sulla spalla che balla e un altro che cammina con le scarpe al contrario: con evidenti elementi della cultura underground queer (così diceva la guida)!

Dopo 15 minuti di spallate con la parrucca abbandoniamo l’underground non prima di esserci portati a casa dalla neutrale Svizzera anche un “andate a fanculo” da un intellettuale impegnato.

Svizzera, Francia, Inghilterra…facciamo il giro d’Europa con una sola domanda: PERCHE’?

La risposta la troviamo in Francia: un filmato con un avambraccio ed una mano con un dito medio alzato che si muove a rilento, su ,giù, destra e sinistra.

Vuoi vedere che il messaggio della Biennale è “andate a fanculo”?

Usciamo un po’ frastornati, ci guardiamo, prendiamo atto della nostra ignoranza, ce ne convinciamo, finché Agata di otto anni ci dice: forse volevano dire qualcosa di importante ma io non ho capito niente, andiamo a prendere un gelato?

Qualunque sia la nostra idea, se la trasferiamo in maniera errata e troppo criptica non potremo pretendere di essere capiti perché potremmo trovare un intellettuale con la voglia di gelato che ci manda a quel paese!

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