Il tempo trascorso. Dovete restare a casa.
È così che il 9 marzo 2020 ci siamo rinchiusi in casa, ci siamo seduti sul divano e ci siamo avvolti nella coperta di pile a preparare e mangiare polenta e funghi.
Sono stati mesi strani, diversi, difficili. Ma ora, senza quasi rendercene conto, è arrivato maggio e possiamo ritornare ad uscire, seppur con mascherine e guanti al seguito, ma possiamo, finalmente, uscire.
Ma qualcosa deve essersi bloccato.
In tutte le fiabe gli uomini, si immedesimano solo nella parte: del cacciatore che uccide il lupo e salva cappuccetto rosso, del principe che bacia la principessa e la salva insomma sono stati cresciuti con l’idea di essere degli eroi e che ogni donna debba essere salvata.
Siamo state cresciute con l’idea di essere come Biancaneve, invidiate da tutte perché le più belle, con un harem di “nani” pronti a soddisfare ogni nostra esigenza e sempre adulanti, da sfruttare fino all’arrivo del principe azzurro: bello e ricco.
Fuori infatti c’è il sole e il caldo, talmente tanto caldo che possiamo aprire le piscine da giardino e farci il bagno senza rischiare l’ipotermia. Possiamo uscire per la passeggiata serale in pantaloncini e maglietta senza avere freddo e sembrare come quei norvegesi che dopo la sauna si buttano in mezzo alla neve. La notte possiamo dormire con le finestre aperte e non più per far circolare l’aria creando dei mini tornado nelle stanze di casa per eliminare il virus, ma perché oggettivamente è caldo e quella leggera corrente che ci muove la maglietta è davvero piacevole.
Eppure, come dicevo, qualcosa si è bloccato: il tempo.
I ristoranti continuano a proporre “polenta e funghi” con spezzatino.
Piumini 100 grammi, maglioncini in lana beige continuano ad essere sfoggiati in abbinamento alle gocce di sudore che spuntano dalla fronte.
La sera verso le 19 si postano le foto di caminetti e stufe a pellet accesi accompagnati dall’hashtag “#teporino”.
La verità è che abbiamo bloccato il tempo, abbiamo ripreso a vivere da dove ci siamo fermati, incuranti del tempo trascorso e pretendendo di trovare quello che abbiamo lasciato fuori il 9 marzo.
Dobbiamo però abituarci all’idea che non troveremo più quello che abbiamo lasciato fuori dalla porta due mesi fa e dobbiamo accettare che noi, se pur avvolti nella solita copertina in pile, non siamo più le stesse persone.