Me, myself & I

GAYIUME

mini crociera nel mondo gay senza camminare con le spalle al muro.

Non ci credo, mi hanno fatto portare abiti e minigonne ma qui sarei potuta tranquillamente uscire con i bigodini in testa.

Siamo amici, ma forse qualcosa di più. Usciamo la sera, anche solo per una pizza ma ci diamo sempre un dress-code: vestiti di rosso, le spalline anni 80. La verità è che del look e del ristorante non ci importa nulla ma è il nostro modo per dire

“non vediamo l’ora che arrivi il giorno della cena“

Siamo ad Ibiza, non stiamo più nella pelle, siamo tutte felici nonostante il fatto che mia sorella ed io siamo biologicamente le uniche due “ragazze”, noi siamo tutte ragazze!

Andiamo nella prima spiaggia, un mare di bellissimi ragazzi. Ma nulla, tutto perduto. Con la posa da Mussolini al balcone di palazzo Venezia, non mi resta che constatare: sono tutti “froci”.

Cambiare spiaggia è inutile, ce ne sono ovunque, come le cimici che ormai non arrivano solo d’estate ma ci sono in ogni periodo dell’anno e se non bastassero già le nostre cimici adesso abbiamo anche le cimici cinesi, rosse…un pò come i froci; ce ne sono di tutti tutte le nazionalità, colore ed età.

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Con loro, le ragazze, scherziamo, giochiamo anche quando chiediamo se c’é una cura per farli guarire.

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Li chiamiamo froci, culatoni e pazze, noi li chiamiamo in ogni modo, ma noi: mia sorella ed io, perchè a nessun altro è permesso.

La verità è che le nostre ragazze hanno tutti dei nomi tradizionali, anche di qualche santo importante, non sono ragazze, sono uomini, uomini che amano altri uomini.

Non ci sono piume di struzzo o paillettes, ammenoché non sia il dress-code che lo preveda, ma c’è dell’amore e c’è anche tanta sofferenza.

Anche ad Ibiza, veniamo additati, sento un commento rivolto a me e a mia sorella: “chissà come ci rimangono quando scoprono che sono froci“.

Non è facile essere gay, nemmeno ad Ibiza.

Io che non ho mai ritenuto degno di nota l’orientamento sessuale delle persone, mi trovo a desiderare fortemente che nessuno dei miei figli sia gay.

Per i miei figli non vorrei solo il massimo, mi piacerebbe potessero godere della quotidianità:
una passeggiata mano nella mano con il proprio fidanzato;
una cena a lume di candela per l’anniversario;
un bacio al binario del treno
o una semplice carezza sul viso se una lacrima scende durante il funerale di un genitore.

Se i miei figli fossero gay non potrebbero godere di nessuno di questi momenti, che si sa, sono ad appannaggio dei “normali”.

Della vacanza ho un solo rammarico: non essermi fermata dal tipo che ha fatto la battuta per chiedergli:

“io so come ci sono rimasta quando ho scoperto CHI sono loro, ma TU COME CI RIMARRAI QUESTA SERA GUARDANDOTI ALLO SPECCHIO SCOPRENDO COSA SEI ?”

Non sono ragazze, sono uomini, sono persone.

 

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No prometto che ogni settimana ti invierò un mio indiscreto pensiero ma farò di tutto per farlo!